Sbronzi: come abbiamo bevuto, danzato e barcollato sulla strada della civiltà
“Se ci fosse un team di ingegneri culturali che progettasse una sostanza capace di stimolare creatività e cooperazione, ideerebbe qualcosa di simile all’alcol: semplice da produrre, preciso nel dosaggio, prevedibile negli effetti.”
Edward Slingerland, UTET, giugno 2022, 398 pagine
Ecco un libro attualissimo, una salutare visione alternativa al salutismo neo-proibizionista di questa triste epoca che stiamo vivendo. E’ l’edizione italiana di “Drunk: How We Sipped, Danced, and Stumbled Our Way to Civilization” di Edward Slingerland.
Nato il 25 maggio 1968 a Maplewood, New Jersey, è cittadino statunitense e canadese. Laureato alla Stanford University in Lingue asiatiche (1991), poi perfezionato in Classico cinese all’UC Berkeley, e dottorato in Studi religiosi sotto la guida di Philip J. Ivanhoe a Stanford. Attualmente è Professore di Filosofia, con ruoli in Psicologia e Studi asiatici all’University of British Columbia (UBC). In passato ha insegnato alla University of Colorado Boulder e alla University of Southern California.
Questo libro è un’interessantissima esplorazione culturale, evolutiva e antropologica dell’alcol. Slingerland rovescia le interpretazioni correnti sull’alcol: non è un errore evolutivo, ma una tecnologia chimica che ha plasmato la cooperazione sociale. L’alcol, abbassando l’attività della corteccia prefrontale, favorirebbe la creatività, la fiducia e il senso di comunità — fattori chiave nello sviluppo delle società complesse.
Archeologia, neuroscienze, genetica, antropologia e storia: Slingerland attinge a ogni disciplina per dimostrare che, già nella preistoria, bevande fermentate (birra e vino) sono state forze motivatrici dell’agricoltura (“beer before bread”) e strumenti rituali nei primi insediamenti umani.
Il libro non ignora l’altra faccia dell’alcol: danni fisici, distillazione ad alta gradazione, isolamento nel consumo moderno. Slingerland affronta anche temi sociali attuali: esclusive alcoliche e dinamiche di genere in contesti lavorativi. Il tono è vivace, accessibile e spiccatamente narrativo: si passa da Dioniso ad Apollo, da Google alle orge vichinghe, con un equilibrio tra rigore accademico e leggerezza divulgativa - e una bibliografia ricchissima.
Sinestesia sensoriale: Sbronzi esplora come l’alcol intensifica l’esperienza estetica, la musica, la convivialità, proprio le sinestesie che qui prediligo e segnalo. Mette in luce il legame tra vino, sviluppo agricolo e pratiche rituali: un ponte perfetto tra teoria e gusto terreno. Infine, è una rilettura moderna perché offre uno sguardo critico e attuale sull’uso consapevole dell’alcol, tema sempre pertinente nel panorama enogastronomico.
Disponibile per Amazon Kindle e Apple Books, oltre che in formato cartaceo