Anna Lapwood e la contemplazione sospesa

Anna Lapwood - foto di Nick Rutter - Copyright: © Nick Rutter

Anna Lapwood è una figura di spicco nel panorama musicale britannico: organista, direttore di coro e conduttrice radio-televisiva. Nata nel 1995, nel 2016 è diventata la più giovane Director of Music di un college di Oxford o Cambridge, ovvero Pembroke College, dove ha fondato il coro femminile e promosso iniziative per le giovani.

Nel 2024 è stata insignita dell’MBE per i suoi servizi alla musica, riconosciuta anche con premi come il Gamechanger Award della Royal Philharmonic Society.

Anna si distingue per la sua capacità di contaminare il repertorio classico:

  • Collabora con artisti pop e elettronici (es. Bonobo, Aurora, RAYE) direttamente dal palco della Royal Albert Hall.

  • Molto attiva sui social, con oltre due milioni di follower grazie ai suoi video dal backstage, prime prove notturne e momenti virali (es. “Interstellar” per la crew della Roya Albert Hall).

  • Ha creato l’hashtag #playlikeagirl in risposta a commenti sessisti, diventando punto di riferimento per l’inclusività femminile nel mondo organistico.

Anna Lapwood rappresenta un perfetto equilibrio tra virtuosismo, empatia e modernità. La sua figura ridefinisce il ruolo dell’organista da interprete “per pochi addetti” a protagonista capace di dialogare con giovani e ampi pubblici, senza mai perdere qualità musicale. Le sue performance alla Royal Albert Hall combinano:

  • Repertorio classico sacro (Saint‑Saëns, Bach, Duruflé);

  • Colonne sonore contemporanee (Zimmer, film famosi);

  • Nuove commissioni (Max Richter, Arakelyan).

Ne risultano serate che sono allo stesso tempo rituali sacri e esperienze condivise, calibrate in intensità e atmosfera per creare un paesaggio sonoro che include tecnicismi, narrazione emozionale e inclusività.

Nel suo ultimo album, “Firedove”, Anna Lapwood ha curato un arrangiamento di una ballata di Bob Dylan, “Make You Feel My Love”.

"Ho scritto questo arrangiamento per il coro della cappella del Pembroke College; eravamo nel bel mezzo di un trimestre difficile, con le emozioni che correvano alte, e volevo scrivere qualcosa che desse loro speranza e portasse un po' di gioia! Il brano inizia in modo morbido e meditativo - quasi come un salmo - e si espande gradualmente, aumentando di intensità fino alla grande sorpresa verso la fine. Ero molto consapevole di non volere che sembrasse una "cover pop", ma piuttosto di pensare che se questo pezzo fosse stato scritto per un coro, come sarebbe potuto essere. Riascoltandolo, trovo così commovente rendermi conto che l'arrangiamento è stato scritto pensando alle voci specifiche di questo coro: non è solo ascoltare un insieme di voci, ma un gruppo di amici", racconta Lapwood.

Lapwood rielabora il brano come un'intima meditazione, iniziando in modo pacato, quasi liturgico, per richiamare l’intimità del canto corale. La performance, affidata al coro del Pembroke College di Cambridge, trasforma la ballata folk in un’esperienza corale sacra, con organo e voci messe al servizio dell'equilibrio emozionale.

Il coro e l’organo creano un’atmosfera sacra che spinge l’ascoltatore a uno stato di contemplazione sospesa: un brano che “fa sentire l’amore” attraverso una fisicità corale ed architettonica. Il senso di catarsi è amplificato dalla resa acustica e l’intenzione interpretativa: un Dylan “riciclato” in chiave emozionale e spirituale.

Sebbene il taglio spirituale addomestichi l’immediatezza folk di Dylan, offre un’esperienza sonora meditativa e riflessiva, coerente con la filosofia di “Firedove”: un progetto che miscela sacro e pop, tradizione e sorpresa.

Un brano di notevole intensità e impatto, soprattutto nell’esplosione dell’irrompere dell’organo sulla scena e nel bellissimo finale.

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