Recioto della Valpolicella fuori dalla gabbia del dessert

Recioto della Valpolicella fuori dalla gabbia del dessert

Il Recioto della Valpolicella servito con una pietanza - foto da Instagram, di Franca Bertani.

L’abbiamo fatto. Ancora una volta e alla presenza di testimoni. E’ l’abbinamento fuori dalle “regole” che sfida vecchie convenzioni e abitudini:

“Bombette di fegato con cipolle caramellate e mela, scapece di zucchine, in abbinamento con Corte Matio Recioto della Valpolicella DOCG Classico 2015”. [presso la Bottega de Corgnan, Sant’Ambrogio di Valpolicella - qui a lato la foto di Franca Bertani che documenta l’evento, in data 11 giugno 2019]

Accade di tornare su vecchie idee per verificarne attualità e importanza. Ci si fa convinti che si tratta di un’idea valida, anche se più volte lanciata nel vuoto del conformismo del vino. E allora si insiste, ci si crede un po’ eretici perché si prova a sfidare le convenzioni.

Una di queste riguarda un grande vino dolce, il Recioto della Valpolicella: “Ecco il vino per il dessert”, ti dicono tutti. Quando Verona e la Valpolicella non avevano ancora inventato l’Amarone (ricordatevi sempre che si tratta di un fenomeno abbastanza recente), tutti bevevano Recioto, e ne facevano esperienze diverse: chi lo offriva all’ospite in casa, chi ne faceva medicamento per ogni sorta di malattia, chi ci tuffava dolci secchi per ammorbidirli, chi ci faceva merenda col salame crudo che qui chiamano soppressa, chi se lo centellinava come un vero lusso. Il dessert manco si chiamava così da queste parti, ed era solo una parte minore dell’esperienza del Recioto.

Oggi, qualsiasi viandante che si fermi in una cantina in Valpolicella se lo vede offrire al termine della degustazione, quando almeno 4 vini diversi lo precedono: “E’ dolce, è per il dessert. Sapesse, ne facciamo così poco perché non si vende…”.

Vero. Ne producono 600 mila bottiglie scarse (da 0,50L. o 0,35L.) su un totale di 60,2 milioni (2018, fonte: Terroir Amarone).

Ma ogni verità ha un suo rovescio, perché sono loro che hanno rinchiuso il Recioto della Valpolicella in una gabbia, la gabbia del dessert.

Se ne vende poco perché è richiesto poco? O se ne vende poco perché è poca l’offerta (insieme alla qualità)? Sugli aspetti speculativi che ruotano intorno al successo dell’Amarone si scrive tanto, e uno degli effetti è sicuramente la “cannibalizzazione” del Recioto.

Non so che futuro possa avere questa tipologia di vino raro e prezioso. Di certo, non perderemo occasione, qui, per riproporlo e riprovarlo con antipasti e portate anche impegnative.

Il Recioto della Valpolicella deve uscire dalla gabbia e felicemente accostarsi a tante buone esperienze gastronomiche.

Provate per crederci.

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