Prezzi Amarone, botte da orbi in Valpolicella

Prezzi Amarone, botte da orbi in Valpolicella

Botte da orbi in Valpolicella. Il quotidiano digitale "Tre Bicchieri" pubblica ieri (a pagina 2) un'immagine significativa fatta pervenire da Luca Degani, direttore della Cantina Sociale Valpantena, che ritrae bottiglie di Amarone Costasera 2007 di Masi Agricola, l'azienda che con Sandro Boscaini funge da portavoce del gruppo delle Famiglie dell'Amarone d'Arte, il gruppo costituito da 12 aziende storiche. Gruppo che ha dato fuoco alle polveri pubblicamente (ancora su "Tre Bicchieri", qui: "Amarone Amarissimo"), denunciando che "i prezzi troppo bassi mettono in allarme tutta la Valpolicella. Si cercano i responsabili".

Orbene, le bottiglie ritratte provengono dalla Norvegia, da un duty free, esposte al prezzo di 169 corone norvegesi, circa €22. Considerati oneri di esportazione e le considerevoli tasse locali (circa €8 a bottiglia, IVA al 25% compresa, per vini con gradazione di 16% vol. - stima di Aristide), potete immaginare a quale prezzo "franco cantina" possano uscire tali bottiglie.

La replica di Luca Degani è senz'altro inusuale ("apprezzabile sense of humor" dicono su "Tre Bicchieri", assai poco "diplomatica" preferisce Aristide), segnale che siamo di fronte a una escalation dei conflitti sotterranei alla denominazione, già in atto da tempo, e intensificati all'inizio del 2011, in coincidenza con la "nuova" presidenza del Consorzio Valpolicella assunta da Emilio Pedron. Consorzio Valpolicella che finalmente ha rispolverato una vecchia idea, ovvero costituire un Osservatorio dei prezzi dei vini della denominazione: i primi dati, si dice, non saranno però disponibili prima del prossimo settembre. Non è chiaro come funzioni questo Osservatorio, nè quali meccanismi siano poi utili a ricomporre le divergenze di interessi che - diciamolo chiaramente - non danneggiano tanto le Famiglie dell'Amarone o le Cantine Sociali, ma soprattutto i produttori indipendenti e di medio-piccole dimensioni. Perché i vignaioli non vendono certo il vino alle catene della grande distribuzione organizzata (GDO, il canale sul quale si scaricano principalmente queste querelle sui prezzi), ma piuttosto lavorano nel segmento più "pregiato" della ristorazione ed enoteche (HORECA). Segmento che potrebbe, alla lunga, essere trascinato al ribasso dal peso crescente del canale GDO. 

Del resto, chi ha scelto di spingere la produzione del vino top della Valpolicella, l'Amarone, ai livelli attuali di 12-15 milioni di bottiglie? I produttori radunati nel Consorzio. Quali canali di mercato possono smaltire una tale quantità di vino? Solo la GDO. A prezzi decrescenti, come si sa, e per volumi significativi. Chi, in definitiva, ha puntato con poca lungimiranza sulla scommessa "Amarone in quantità" rischiando di renderlo una commodity? Sempre loro, Cantine Sociali e Famiglie (quest'ultime non tutte presenti nel Consorzio di Tutela), con i piccoli produttori impossibilitati a contrapporsi. Certo, si può dire che le Cantine Sociali che operano nella Valpolicella creano un reddito per i propri viticoltori che non ha eguali in Italia (€18mila per ettaro a Negrar nel 2011, per esempio). E le grandi aziende private ne hanno tratto le risorse economiche per promuovere tutta la denominazione, soprattutto sui redditizi mercati esteri, aprendo la strada alle altre aziende, anche più piccole.

Quindi, perché non si chiudono in una grande stanza riservata, con la necessaria frequenza, e dirimono i loro problemi e conflitti con discrezione e intelligenza? In Francia, questa cosa si chiamerebbe Conseil Interprofessionel.

In attesa che i produttori facciano (con calma) le loro scelte (tanto per la promozione usano principalmente denaro del contribuente europeo e italiano), cosa resta di questa vicenda a noi consumatori? Questa "guerra dei prezzi" ci porta vantaggi concreti? Si beve meglio a prezzi più bassi, insomma? Oppure, meno spendi e meno sai cosa bevi in termini di qualità, territorio d'origine, eccetera?

Sono buone domande? Che dite?

AGGIORNAMENTO: Sandro Boscaini di Masi Agricola replica così su "Tre Bicchieri", pagina 2, del 11.5: "Il mio (Amarone) è a prezzo giusto".

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